Colori nascosti. Un viaggio d’artista nel cuore della Sicilia
Quando la luce non si fotografa, ma si dipinge.

 

 

Ci sono luoghi che non si possono semplicemente visitare.
Ci sono luoghi che si devono interpretare.
Luoghi che non si raccontano con le parole, ma con il colore.
Ed è proprio in Sicilia, nella parte più silenziosa e segreta dell’isola, che questi luoghi aspettano chi ha occhi per vederli davvero.

Un gruppo di artisti è tornato qui.
Non per cercare musei, ma per diventare parte di un paesaggio vivo.
Non per guardare, ma per sentire e restituire.

 

 

La loro base è la biofarm di Daraguccione, un rifugio immerso nel respiro degli ulivi e nel battito lento della natura.
Ogni giorno inizia in ascolto: di sé stessi, del vento, della luce che cambia.
Poi si parte. Non verso mete turistiche, ma verso l’invisibile che pulsa nei piccoli borghi.

A Sclafani Bagni, l’acqua termale sgorga tra pietre che sembrano raccontare una leggenda.
I vicoli, i lavatoi, le finestre sbilenche: tutto qui ha un colore che sfugge alla fotografia, ma che una pennellata può catturare.
C’è chi dipinge il riflesso del cielo nell’acqua solforosa.
Chi si ferma davanti a un vecchio portone, e da lì nasce un mondo.

Poi arrivano alle Grotte della Grufa.
La luce si spegne, e resta solo il respiro della terra.
In quel buio umido e misterioso, l’anima del pittore ascolta.
Là dentro non si dipinge ciò che si vede, ma ciò che si percepisce.
Una vibrazione, un’eco. Il disegno di un’emozione.

Nel cuore del Parco delle Madonie, la natura si fa maestra.
Si cammina in silenzio tra le querce secolari, e ogni tronco è un segno, ogni pietra una texture.
Ci si ferma, si apre il taccuino, e l’occhio segue il movimento delle nuvole sulle cime.
Qui si dipinge il respiro del paesaggio.

A Geraci Siculo, le rovine del castello sono memoria di potere e decadenza.
La storia dei Ventimiglia aleggia tra le pietre spezzate, come un’ombra nobile.
I pittori la assorbono, la trasformano in forma e colore:
un rosso ruggine, un nero bruciato, un blu di vento.

 

 

Ma è a Gangi che avviene la metamorfosi.
Un borgo che sembrava dimenticato, e che oggi rinasce grazie all’arte, al rito e alla comunità.
Qui i Ventimiglia non dominano più: ispirano.
E il paese risponde con bandiere, musica, sfilate, simboli.
I pittori trovano volti, mani, feste.
Qui il folklore è materia viva.
E ogni tela diventa una piccola celebrazione.

Poi si sale verso le Petralie, sorelle di pietra affacciate sull’eterno.
Petralia Soprana e Sottana regalano prospettive, geometrie, dettagli nascosti.
Un balcone sbrecciato, un anziano che si affaccia, un muro color ocra che riflette il tramonto.
In mezzo, botteghe di ceramisti e artigiani che, come i pittori, modellano la realtà con le mani.

Non manca Palermo. Ma non è la Palermo da cartolina.
È quella nascosta: orti botanici dove la giungla abbraccia la scienza,
palazzi abbandonati dove un soffitto affrescato emerge come una visione.
Anche qui, tra il caos e la poesia urbana, c’è qualcosa da cogliere,
un’impressione, un’idea, un colore.

 

 

E alla fine del viaggio, ogni artista torna con molto più di qualche tela.
Torna con uno sguardo nuovo, più profondo,
e con il desiderio – forse – di non smettere mai di dipingere la Sicilia.

 

 

 

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